ANNO 14 n° 119
Spunto di vista, Femminicidio: saper chiedere aiuto
>>>> di Elisabetta Zamparini <<<<
17/10/2014 - 02:00

di Elisabetta Zamparini

VITERBO - L’Organizzazione mondiale della Sanità segnala che l’omicidio da parte di persone conosciute è la prima causa di morte delle donne tra i 16 e 44 anni. Solo lo scorso anno in Italia ci sono stati 134 casi di femminicidio. Donne uccise in quanto tali, non per un incidente o per una rapina finita male e non soltanto da ex partner ma anche da padri ossessivamente controllanti.

Nel mondo una donna su tre è stata picchiata o è stata vittima di abusi da parte del partner.

Spesso l’omicidio di una donna è preceduto da mesi o anni di maltrattamenti, persecuzioni e minacce di cui gli amici e i parenti non sono a conoscenza. In genere la vittima prova un profondo senso di vergogna, si sente in colpa e ha paura ed è quindi difficile che faccia trasparire segni di sofferenza.

Proviamo a pensare come ci si sente a subire violenza domestica, che sia psicologica, fisica o entrambe, cosa faremmo se la nostra casa, la stessa che ci dovrebbe dare sicurezza e rassicurazione, diventasseil peggiore dei nostri incubi?

Come ci comporteremmo se l’uomo che amiamo o che ammiriamo diventasse spaventoso? La cosa migliore da fare è denunciare dai primi campanelli d’allarme,non aspettare cioè che i comportamenti persecutori divengano pressanti e rivolgersi da subito alle associazioni e alle forze dell’ordine, creando una rete di protezione tra familiari, amici e conoscenti.

E’ importante non isolarsi.

Poche donne hanno questo coraggio. Le vittime, oltre al forte senso di colpa, si sentono le uniche responsabili dei comportamenti violenti del compagno e non riescono a trovare la forza di reagire. Da un lato hanno paura di scatenare altre violenze, sempre più intense, e per questo si mostrano accondiscendenti in tutto. Dall’altro si illudono di poter aiutare il partner a cambiare.

Gli uomini in questione alternano comportamenti seduttivi a comportamenti persecutori e non riconoscono la partner come un soggetto ma come un oggetto che ha infranto il ruolo ideale assegnatole; non tollerano cioè che la donna possa decidere della propria vita e che si sottragga dal loro potere. Generalmente ciò che fa scatenare il gesto estremo è la trasgressione della donna dal ruolo obbediente e remissivo, dallo stereotipo di brava madre e moglie o di donna sessualmente disponibile.

In questo caso l’uomo sente di non possedere più la donna, di non avere il controllo che vorrebbesu di lei; la donnadiventa un oggetto di proprietà che necessita di controllo ossessivo. Generalmente questi uomini soffrono di una vera e propria scissione, da una parte appaiono come l’uomo perfetto e ideale e dall’altro reagiscono in modo violento alle richieste di autonomia, tutto deve essere controllato da loro, hanno difficoltà nel gestire gli impulsi e non hanno la capacità di comprendere le emozioni dell’altro. Sono caratterizzati da una fragilità psicologica, non riconoscono il proprio malessere e usano la violenza per ristabilire il controllo: la paura dell’abbandono sviluppa una dipendenza patologica dall’altro, causa della gelosia patologica spesso basata su proprie fantasie più che dalla realtà.

Come sostiene Marcela Lagarde, l’antropologa messicana considerata lateorica del femminicidio, ''la cultura in mille modi rafforza la concezione per cui la violenza maschile sulle donne è un qualcosa di naturale, attraverso una proiezione permanete di immagini, dossier, spiegazioni che legittimano la violenza. Siamo davanti a una violenza illegale ma legittima, questo è uno dei punti chiave del femminicidio''.

Non dimentichiamoci che in Italia fino al 1981 il delitto d’onore era sanzionato con pena attenuata.

Nonostante negli ultimi anni ci siano stati grandi progressi nel riconoscimento paritario delle donne, in famiglia c’è ancora molto da fare. Questa violenza aggressiva e omicida non potrà essere sconfitta se non si interviene sulle sue radici culturali profonde, sugli stereotipi che minano la dignità della donna e sull’educazione emotiva fin da bambini.

Chiunque sia violento con voi non vi sta amando, non ci sono cause esterne che possano giustificare tale comportamento, gli eventi sono determinati da noi stessi quindi se veramente volete aiutarlo rivolgetevi ai numerosi centri di aiuto sparsi in tutta Italia.

Se desiderate approfondire questo o altri argomenti ecco la mail a cui scrivere per suggerire i nuovi articoli della rubrica: elisabetta.zamparini@gmail.com.





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